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― Un sonno come stasera, non l’ho avuto mai ― diceva Pierino.
― Se avete sonno ― disse la loro mamma ― è una malattia che si guarisce presto! Andate a letto e non se ne parli più.
I tre ragazzi non se lo fecero ripetere: presero il loro candeliere e si chiusero in camera.
― È meglio che ci vestiamo subito ― disse Cesare.
― E poi?
― E poi s’entra a letto.
― E quando viene la mamma a darci il solito bacio di tutte le sere?... se ci trova vestiti da Rigoletti?
― Che discorsi! Prima di chiamar la mamma, si spenge la candela.
― E se la mamma entra in camera col suo bravo lume acceso?
― Hai ragione. Bisogna ricordarsi di star coperti per bene fino al collo.... ―
I tre ragazzi, in un batter d’occhio, s’infilarono i loro calzoni e le loro gualdrappe di seta, e si nascosero sotto i lenzuoli, lasciando fuori solamente la testa.
Dopo poco venne la mamma, e dato loro un bacio e la buona notte, accostò la porta di camera.
— Ora ― disse Cesare ― bisogna stare in orecchio, per sentire quando la mamma va a letto. Attenti, dunque, e non ci lasciamo prendere dal sonno.
― Dal sonno? ― disse Orazio io per tua regola, son buono a stare sveglio fino a domani.
― O io? ― disse Pierino. ― Quando devo andare al teatro, non c’è caso che mi addormenti mai. ―
Lascio pensare a voi come rimasero la mattina dopo,