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A buon conto, avevano saputo che il biglietto d’ingresso al teatro costava una lira: dunque, essendo in tre, ci volevano almeno tre lire.

Inventando una scusa di libri da comprare, si provarono a chiederle allo zio Eugenio; e lo zio, famoso per queste burle, rispose subito:

― Volete tre lire sole? Io non faccio imprestiti così meschini! Chiedetemi cento, duecento, mille lire.... e allora c’intenderemo....

― Gua’ ― disse Pierino ― se lei ci fida anche cento lire, noi le si pigliano volentieri.

― Sicuro che ve le fido! E perchè non ve le dovrei fidare?

― Dunque la ce le dia.

― Portatemi il calamaio e un pezzo di foglio bianco. ―

Quand’ebbe l’occorrente, lo zio scrisse sopra il pezzo di foglio:

Pagherete ai miei nipoti Cesare, Orazio e Pierino lire cento, che segnerete a mio debito.

Lo Zio.

― E ora ― domandò Cesare da chi si vanno a prendere queste cento lire?

― Alla Banca de’ Monchi.

― E dov’è questa Banca?

― Qui svolto. Appena usciti di casa, tirate giù a diritto, poi trovate una piazza, poi svoltate a sinistra, poi girate in dietro, traversate il ponte e appena fuori della barriera, lì c’è subito la Banca de’ Monchi. ―

I tre ragazzi stettero attentissimi, ma non capirono nulla.