Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
― 176 ― |
E i tre fratelli, contenti di questa bellissima trovata, cominciarono a ballare in tondo per la stanza, come se avessero già guadagnato le cento lire del premio.
Quand’ecco che Pierino, fermandosi tutt’a un tratto, domandò a’ suoi fratelli:
― Scusate, ragazzi, e i quattrini per comprare i vestiti da maschera dove sono? ―
Nessuno rispose.
― E i quattrini per entrare in teatro, chi ce li dà? ―
La solita risposta.
II.
Quella sera andarono a letto mogi mogi.
Cesare dormiva solo, e in un altro lettino accanto al suo, dormivano Orazio e Pierino.
― Peccato! ― disse Cesare con un gran sospiro, prima di addormentarsi. ― Quelle cento lire erano proprio nostre! Nessuno ce le poteva levare....
― Sfido io!... ― brontolò Orazio.
In quanto a Pierino non potè dir nulla, perchè russava come un ghiro.
La mattina dopo, sul far del giorno, Cesare svegliò i suoi fratelli, gridando:
― Allegri, ragazzi, allegri!... Ho bell’e trovato il modo di far la mascherata!
― Davvero? ― disse Orazio, allungandosi e sbadigliando.
― Quale mascherata? ― domandò Pierino, col capo sempre fra il sonno.
― Ora vi dirò tutto. Volete sapere chi ci darà il vestiario?... Indovinatelo! Ce lo darà lo zio Eugenio.