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― Quale mascherata?
― Quella per andare domenica al teatro Pagliano, a vincere il premio....
― E il premio sarebbe?
― Cento lire alla più bella maschera della serata. Non lo dire a nessuno; ma la più bella maschera sarò io.... capisci?...
― Allora voglio mascherarmi anch’io....
― Ma zitto, per carità: e non dir nulla a nessuno: specialmente a Pierino, che anderebbe subito a rifischiarlo alla mamma.
― Ti pare che voglia dirlo a Pierino? Piuttosto mi taglierei la lingua.... Eccolo!... è lui! ―
In quel mentre entrò nella stanza, ballando e saltando, un ragazzetto di circa nove anni. Era Pierino, il minore de’ tre fratelli: il quale, senza perder tempo, gridò strillando come una calandra:
― Ditemi, ragazzi, si fa a mosca-cieca?
― Abbiamo altro per la testa! ― rispose Cesare.
― Giusto a mosca-cieca! ― soggiunse Orazio.
Pierino guardò, maravigliato i suoi fratelli; e poi domandò:
― Vi è accaduto forse qualche disgrazia?
― Finiscila, gua’, giuccherello! ― disse Orazio.
― O dunque?...
― Tu sei un gran curioso! E a farlo apposta non devi saper nulla!...
― Nulla! il gran nulla!...
― E poi, siamo giusti, le mascherate non sono cose per te.
― Non sono cose da ragazzucci della tua età.