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gli hanno tirato il collo.... Che gli è venuto forse un tumore, Dio ci liberi tutti?

― È meglio che me ne vada senza risponderti,... se no te ne direi delle belle ― masticò Gigino fra i denti; e si avviò verso il pergolato.

Ma costretto a camminare a testa alta e non potendo vedere dove metteva i piedi, inciampò dopo pochi passi in un secchione pieno d’acqua lasciato per dimenticanza nel mezzo, e cadde lungo disteso sulla ghiaia del viale.

E la sua caduta fu così divertente, che alcune galline, le quali stavano beccando lì dintorno, invece di fuggire spaventate, cominciarono a sbattere le ali e a fare coccodè coccodè, tale e quale come se ridessero di genio alla vista di quel ragazzo così buffo per il suo golettone insaldato. Basti dire che fra quelle galline, ve ne fu una che nello sforzo del gran ridere, scodellò senza avvedersene un bellissimo ovo fresco.

Gigino, come potete immaginarvelo, tornò in casa tutto mortificato, e c’è da compatirlo! Se col suo goletto avesse messo di buon umore solamente il ragazzo del giardiniere, pazienza! Ma far ridere anche le galline, è troppo. Veramente, è troppo!

IV.


La scherma.


E qui bisogna ritornare un passo indietro, come dicono i raccontatori di novelle.

Dovete dunque sapere, miei piccoli e carissimi lettori, che il brutto caso di quel povero cappello a tuba, stra-