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― Capisci? Mettermi in penitenza perchè l’Aritmetica non vuole entrarmi nella testa! Sta’ a vedere che un libero cittadino non sarà padrone di non saper l’abbaco. Perchè anch’io sono un libero cittadino, ne convieni, babbo?
― Sicuro che ne convengo!
― Il mio maestro è un buon uomo: ma è un uomo piccoso. Figurati! pretenderebbe che i suoi scolari dovessero studiare!...
― Pretensioni ridicole! Se viene a dirlo a me, non dubitare che lo servo io.
Dovresti andare a trovarlo!
― Vi anderò sicuro: e gli dirò che i maestri possono pretendere che i loro scolari sappiano la lezione: ma obbligarli a studiare, no, no, mille volte no.
― La volontà è libera, ne convieni, babbo?
― Sicuro che ne convengo, e quando un ragazzo dice: «io non voglio studiare» nessuno può costringerlo.
― Figurati! Pretenderebbe che, durante la lezione, i suoi scolari stessero tutti zitti! Com’è possibile di stare zitti, quando si sente la voglia di parlare?
― Hai mille ragioni! Che forse la parola venne data all’uomo, perchè a scuola stesse zitto? Lascia fare a me: domani vado a trovarlo, e gli dirò il fatto mio. —
CAPITOLO TERZO E ULTIMO DEL RACCONTO.
Come i maestri dovrebbero mostrarsi garbati co’ loro scolari.
E il babbo andò davvero a trovare il maestro, e gli fece una bella lavata di capo, da ricordarsene per un pezzo: tant’è vero, che quando Masino tornò a scuola, il