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― La macchia di Tentennino ― urlarono i cinque ragazzi.
― Bravi! la macchia di Tentennino. Dunque sacco in spalla, e via! ―
Dopo venti minuti di marcia forzata erano già arrivati in vicinanza della macchia, quando, tutt’a un tratto, il caporal Leoncino, fermandosi e voltandosi ai soldati, gridò loro con voce sommessa:
― Alto! e fermi tutti!...
― Che cos’è stato?...
― Guardate là, fra le frasche della macchia non lo vedete quel brutto muso, che sbuca fuori?
― Altro se lo vediamo! Quella è una volpe!...
― È una volpe davvero!
― Per me, torno subito indietro ― disse Arnolfo impaurito.
― Anche noi, anche noi! ― dissero gli altri fratelli.
― Dunque avete paura?... ― gridò Leoncino. ― Marmotte! tornate pure indietro, ma io vado avanti!
― Leoncino, da’ retta a noi, torna indietro anche tu, ― dicevano i ragazzi, raccomandandosi e allontanandosi a passo di carica.
XI.
Quando furono alla distanza di quattrocento metri, si voltarono a guardare, e videro Leoncino, presso la macchia, che tirava bastonate a destra e sinistra, urlando come un tacchino spaventato.