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con la testa alta e minacciosa, con gli occhi di vetro, che parevano vivi e veri, con la bocca aperta in atto di ringhiare e di mostrare rabbiosamente i denti.
Alla vista di quella volpe, Leoncino ebbe, come chi dicesse, una specie d’ispirazione improvvisa.... e voltandosi al guardaboschi, gli disse:
― Come è bella! Me la puoi vendere?
― Vendere? Che le pare! Piuttosto gliela regalo.
― Davvero?
― E gliela regalo volentieri: tanto più che starà meglio in casa di lor signori, che in questa stanzuccia umida e senza luce, dove c’è il caso che, una volta o l’altra, me la mangino i topi.
― Dunque la posso prendere?
― La prenda pure: ma che la vuole portare da sẻ, alla villa?
― Sicuro, che la voglio portare da me. La villa dello zio è così vicina!
― Gua’: faccia lei. ―
Leoncino, con l’aiuto del guardaboschi, si caricò sulle spalle la volpe, ripetè i suoi ringraziamenti, e se ne andò.
X.
Intanto i cinque cugini, appena alzati da letto, domandarono subito di Leoncino: ma Leoncino non c’era.
Aspettarono un quarto d’ora, mezz’ora, un’ora, e Leoncino non tornava: e già cominciavano a mettersi in pensiero, quand’ecco che finalmente Leoncino tornò.