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Alfredo. Dunque si fa questa scena, dove il figlio riconosce la madre?

Gino. Scusa, Alfredo: spiegami prima una cosa, che non ho potuto capire. Nella commedia di stasera, la madre sa fin dal principio che Carlo è suo figlio, non è vero?

Alfredo. Sicuro, che lo sa.

Gino. E se lo sa, mi dici perchè aspetta a farsi riconoscere da lui, proprio all’ultima scena dell’ultimo atto?

Alfredo. Povero figliuolo! Bisogna proprio dire che non hai nemmeno l’ombra del genio drammatico! O non capisci che se la madre si facesse riconoscere alla prima, la commedia finirebbe subito, e noi a quest’ora saremmo tutti a letto da un bel pezzo? Invece la madre, aspettando a farsi riconoscere proprio all’ultimo atto, costringe il pubblico a rimanere in teatro fino alle undici sonate: e così la gente, quando torna a casa, è tutta contenta, perchè sa di avere spesi giustificati i suoi quattrini per il biglietto d’ingresso: mi sono spiegato?

Gino. Ora ho capito tutto. E io m’ero figurato invece che quella mamma di Carlo facesse un po’ di burletta.

Alfredo. Diavol mai! O che si fanno le burlette anche nelle commedie serie?... Non ci mancherebb’altro!

Ida. Dunque, si recita o non si recita questa scena?

Alfredo. Lasciatemi distribuire le parti a me. Io farò da Carlo, ossia da figlio, e tu, Ida, farai la parte della madre.

Gino. E io?

Alfredo. E tu farai da marito, ossia farai la parte di quello che arriva da ultimo e che tira la revolverata.

Gino. Fossi matto! Io non le faccio quelle brutte cosacce!