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― Animo, via sentiamo di che si tratta.
― Si tratta di un goletto da collo del mio fratello Augusto.
― Come c’entra il suo fratello Augusto?
― Bisogna sapere che Augusto mi ha regalato uno dei suoi goletti da collo; ma per me è troppo grande.... e vorrei che tu mi facessi il piacere di ristringerlo.
― E un ragazzino, come lei, vuol mettersi un golettaccio alto e insaldato a quel modo, che pare un collare? Quei goletti, abbia pazienza, staranno bene agli uomini e ai giovinotti, perchè oramai la moda vuole così, e con la moda non ci si ragiona: ma i ragazzetti della sua età fanno miglior figura con la goletta arrovesciata, e che lascia scoperto e libero il collo. La tenga a mente, sor Gigino, che i ragazzi bisogna che vestano da ragazzi: se no, c’è da scambiarli per tanti uomini rimasti nanerucoli piccini.
― O che sarebbe una vergogna? Io sento che il babbo e la mamma, quando vogliono dire un gran bene di qualche ragazzo, lo sai come dicono? Dicono sempre: quello è un ragazzo che par proprio un omino.
― Verissimo: ma non intendono dire che paia un omino perchè porta i goletti ritti e insaldati come usano gli uomini: neanche per sogno! Intendono dire che il tale o tal altro ragazzo pare un omino, perchè non è bizzoso, perchè non è scapato, perchè ha giudizio, perchè studia e si fa onore, e perchè preferisce i libri ai balocchi.
― Basta, basta, Veronica: il resto me lo dirai un’altra volta. Me lo fai, dunque, questo piacere?
― Eppure scommetto che se il suo babbo fosse tanto