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menti così ricchi, e d’una gualdrappa così sfavillante, da fare invidia ai cavalli degli antichi imperatori romani.
— Non c’è che dire; — osservò la mamma, sempre sorridente — quella gualdrappa e quei finimenti sono bellissimi, ma per me hanno un gran difetto: il difetto, cioè, di essere troppo belli per un povero cavallino di legno. Avanti, Alberto! Ora tocca a te.
— No, no, — gridò il ragazzetto, turbandosi leggermente — prima di me, tocca all’Ada. —
E l’Ada, senza farsi pregare, uscì dalla sala, e dopo poco rientrò tenendo a braccetto una bambola alta quanto lei, e vestita elegantemente, secondo l’ultimo figurino.