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razzino degli altri. — Bravo Cappellone!... tu ragioni meglio d’un libro stampato.... e meriti la mancia. —
E nel dir ciò, gli dié sul cappello un colpo così screanzato, che il cocuzzolo volò via di netto, e il povero Gigino rimase con la sola tesa penzoloni intorno alla testa.
Figuratevi lo scoppio delle risate!
Appena tornato a casa il nostro amico si chiuse in camera per bagnarsi con l’acqua fresca un bel graffio sul naso, raccapezzato in mezzo a quel gran parapiglia.
III.
Il goletto insaldato.
Il graffio del naso non era ancora guarito per bene, che già il nostro amico Gigino, per la solita grulleria di vestire da uomo fatto, ne meditava un’altra delle sue.
Una mattina, avendo trovato la Veronica in guardaroba, che rassettava della biancheria, le disse con una manierina incantevole:
— Dimmi, Veronica, mi faresti un piacere?
— Si figuri!
— Ma prima mi devi promettere....
— Che cosa?
— Di non dir nulla alla mamma.
— Si comincia male — osservò la cameriera, alzando la testa e guardando in viso il ragazzo. — Dev’essere dunque un segreto?
— Un segreto, no,... ma ecco, vorrei....