Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 106 — |
bino mezzo nudo e tremante dal freddo, diceva grogiolandosi fra il calduccino delle lenzuola:
― Oh come dev’essere cattivo il freddo! Brrr.... ―
E dopo aver detto e ripetuto per due o tre volte ― Oh come dev’esser cattivo il freddo! ― si addormentava saporitamente, e faceva tutto un sonno fino alla mattina.
Pochi giorni dopo, accadde che Alberto incontrò per le scale di cucina la Rosa, la quale era l’ortolana che veniva a vendere le uova fresche alla villa.
― Sor Albertino, buon giorno signoria, ― disse la Rosa ― quanto tempo è che non è passato dalla casa dell’Orco?
― Chi è l’Orco?
― Noi si chiama con questo soprannome quell’uomo dalla barbaccia rossa, che sta laggiù sulla via maestra.
― Dimmi, Rosa, o il suo bambino che fa?
― Povera creatura, che vuol che faccia?... È rimasto senza babbo e senza mamma, alle mani di quello zio Bernardo....
― Che dev’essere un uomo cattivo e di cuore duro come la pietra, non è vero? ― soggiunse Alberto.
― Pur troppo! Meno male che domani parte per l’America, e forse non ritornerà più.
― E il nipotino lo porta con sè?
― Nossignore; quel povero figliuolo l’ho preso con me, e lo terrò come se fosse mio.
― Brava Rosa!
― A dir la verità, gli volevo fare un po’ di vestituccio, tanto da coprirlo dal freddo.... ma ora sono corta a quattrini. Se Dio mi dà vita, lo rivestirò alla meglio a primavera. ―