Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 101 — |
avesse preso la cocciutaggine di non voler discorrere a modo e a verso, come discorrono tutte le persone per bene, che hanno la bocca e la lingua.
E fra lui e il Pulcinella accadevano spesso dei dialoghi e dei battibecchi un tantino risentiti, sul genere di questi:
― Buon giorno, Pulcinella, ― gli diceva Alberto, andando ogni mattina a tirarlo fuori dal piccolo armadio dove stava riposto. ― Buon giorno, Pulcinella. ―
E Pulcinella non rispondeva.
― Buon giorno, Pulcinella, — ripeteva Alberto.
E Pulcinella, zitto; come se non dicessero a lui.
― Su, via, finiscila di fare il sordo e rispondi: buon giorno, Pulcinella. ―
E Pulcinella, duro.
― Se non vuoi parlare con me, guardami almeno in viso ― diceva Alberto un po’ stizzito.
E Pulcinella, ubbidiente, girava subito gli occhi e lo guardava.
― Ma perchè ― gridava Alberto arrabbiandosi sempre di più ― ma perchè se ti dico «guardami» allora mi guardi; e se ti dico «buon giorno» non mi rispondi? ― E Pulcinella, zitto.
― Brutto dispettoso! Alza subito una gamba! ―
E Pulcinella alzava una gamba.
― Dammi la mano! ―
E Pulcinella gli dava la mano.
― Ora fammi una bella carezzina! ―
E Pulcinella allungava il braccio e prendeva Alberto per la punta del naso.
― Ora spalanca tutta la bocca! ―