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— O bella Bambina dai capelli turchini, — gridava Pinocchio, — aprimi, per carità! Abbi compassione di un povero ragazzo inseguìto dagli assass.... —

Ma non potè finir la parola, perchè sentì afferrarsi per il collo, e le solite due vociacce che gli brontolarono minacciosamente:

— Ora non ci scappi più! —

Il burattino, vedendosi balenare la morte dinanzi agli occhi, fu preso da un tremito così forte, che nel tremare, gli sonavano le giunture delle sue gambe di legno e i quattro zecchini che teneva nascosti sotto la lingua.

— Dunque? — gli domandarono gli assassini — vuoi aprirla la bocca, sì o no? Ah! non rispondi?… Lascia fare: che questa volta te la faremo aprir noi!… —

E cavati fuori due coltellacci lunghi lunghi e affilati come rasoi, zaff e zaff… gli affibbiarono due colpi nel mezzo alle reni.

Ma il burattino per sua fortuna era fatto d’un legno durissimo, motivo per cui le lame, spezzandosi andarono in mille schegge e gli assassini rimasero col manico dei coltelli in mano, a guardarsi in faccia.

— Ho capito; — disse allora uno di loro — bisogna impiccarlo. Impicchiamolo!

— Impicchiamolo! — ripetè l’altro.

Detto fatto gli legarono le mani dietro le spalle, e, passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola, lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa pianta detta la Quercia grande.

Poi si posero là, seduti sull’erba, aspettando che il burattino facesse l’ultimo sgambetto: ma il burattino, dopo tre ore, aveva sempre gli occhi aperti, la bocca chiusa e sgambettava più che mai.