Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 63 — |
Ma si può dire che partisse a tastoni, perchè fuori dell’osteria c’era un buio così buio, che non ci si vedeva da qui a lì. Nella campagna all’intorno non si sentiva alitare una foglia. Solamente alcuni uccellacci notturni, traversando la strada da una siepe all’altra, venivano a sbattere le ali sul naso di Pinocchio, il quale, facendo un salto indietro per la paura, gridava: — Chi va là? — e l’eco delle colline circostanti ripeteva in lontananza — Chi va là? chi va là? chi va là? —
Intanto, mentre camminava, vide sul tronco di un albero un piccolo animaletto, che riluceva di una luce pallida e opaca, come un lumino da notte dentro una lampada di porcellana trasparente.
— Chi sei? — gli domandò Pinocchio.
— Sono l’ombra del Grillo-parlante — rispose l’animaletto con una vocina fioca fioca, che pareva venisse dal mondo di là.
— Che vuoi da me? — disse il burattino.
— Voglio darti un consiglio. Ritorna indietro e porta i quattro zecchini, che ti sono rimasti, al tuo povero babbo, che piange e si dispera per non averti più veduto.
— Domani il mio babbo sarà un gran signore, perchè questi quattro zecchini diventeranno duemila.
— Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito o sono matti o imbroglioni! Dài retta a me, ritorna indietro.
— E io invece voglio andare avanti.
— L’ora è tarda!…
— Voglio andare avanti.
— La nottata è scura…