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— In cerca di una casa o d’una capanna, dove ci diano per carità un boccon di pane e un po’ di paglia che ci serva da letto. —
Non avevano ancora fatti cento passi, che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi, i quali stavano lì in atto di chiedere l’elemosina.
Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano più da quelli d’una volta. Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito coll’accecare davvero: e la Volpe invecchiata, intignata e tutta perduta da una parte, non aveva più nemmeno la coda. Così è. Quella trista ladracchiola, caduta nella più squallida miseria, si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante, che la comprò per farsene uno scacciamosche.
— O Pinocchio! — gridò la Volpe con voce di piagnisteo — fai un po’ di carità a questi due poveri infermi!
— Infermi! — ripetè il Gatto.
— Addio, mascherine! — rispose il burattino. — Mi avete ingannato una volta, e ora non mi ripigliate più.
— Credilo, Pinocchio, che oggi siamo poveri e disgraziati davvero!
— Davvero! — ripetè il Gatto.
— Se siete poveri ve lo meritate. Ricordatevi del proverbio che dice: «I quattrini rubati non fanno mai frutto.» Addio, mascherine.
— Abbi compassione di noi!...
— Di noi!
— Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «La farina del diavolo va tutta in crusca.»
— Non ci abbandonare!...
— ....are! — ripetè il Gatto.