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— Sono io! sono un povero Tonno, inghiottito dal Pesce-cane insieme con te. E tu che pesce sei?

— Io non ho che veder nulla coi pesci. Io sono un burattino.

— E allora se non sei un pesce, perchè ti sei fatto inghiottire dal mostro?

— Non son io, che mi son fatto inghiottire: gli è lui che mi ha inghiottito! Ed ora, che cosa dobbiamo fare qui al buio?...

— Rassegnarsi e aspettare che il Pesce-cane ci abbia digeriti tutt’e due!...

— Ma io non voglio esser digerito! — urlò Pinocchio, ricominciando a piangere.

— Neppure io vorrei esser digerito — soggiunse il Tonno — ma io sono abbastanza filosofo e mi consolo pensando che, quando si nasce Tonni, c’è più dignità a morir sott’acqua che sott’olio!...

— Scioccherie! — gridò Pinocchio.

— La mia è un’opinione — replicò il Tonno — e le opinioni, come dicono i Tonni politici, vanno rispettate!

— Insomma..., io voglio andarmene di qui.... io voglio fuggire....

— Fuggi, se ti riesce!...

— È molto grosso questo Pesce-cane che ci ha inghiottiti? — domandò il burattino.

— Figurati che il suo corpo è più lungo di un chilometro senza contare la coda. —

Nel tempo che faceva questa conversazione al buio, parve a Pinocchio di vedere, lontano lontano, una specie di chiarore.

— Che cosa sarà mai quel lumicino lontano lontano? — disse Pinocchio. —