Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
XXII.
Pinocchio scuopre i ladri, e in ricompensa di essere stato fedele vien posto in libertà.
Ed era già più di due ore che dormiva saporitamente; quando verso la mezzanotte fu svegliato da un bisbiglio e da un pissi-pissi di vocine strane, che gli parve di sentire nell’aia. Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto, vide riunite a consiglio quattro bestiuole di pelame scuro, che parevano gatti. Ma non erano gatti: erano faine, animaletti carnivori, ghiottissimi specialmente d’uova e di pollastrine giovani. Una di queste faine, staccandosi dalle sue compagne, andò alla buca del casotto, e disse sottovoce:
— Buona sera, Melampo.
— Io non mi chiamo Melampo — rispose il burattino.
— O dunque chi sei?
— Io sono Pinocchio.
— E che cosa fai costì?
— Faccio il cane di guardia.
— O Melampo dov’è? dov’è il vecchio cane, che stava in questo casotto?
— È morto questa mattina.
— Morto? povera bestia!... Era tanto buono!... Ma giudicandoti dalla fisonomia, anche te mi sembri un cane di garbo.
— Domando scusa, io non sono un cane!...
— O chi sei?
— Io sono un burattino.