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Ah ch’egli muore, e fino in morte canta
Euridice. Euridice ancor sul labbro
105Gli trema; e boschi e fiumi e rupe e monti
Euridice ripetono, Euridice.
Dunque Armonia le dure smanie allenta,
E le atroci del Fato ire disarma;
I dolor calma; e riconforta e molce
110I furor disperati. Ella condisce
Il gioir nostro in terra, ed anzi tempo
I superni diletti in sen ci versa.
Ben questa a pieno intese arte divina
La Vergin saggia, cui sù l’Ara incensi
115Fuman oggi votivi, e al suo Fattore
Tutta sacrolla. Quando il pien concento
D’argentee canne alle vocali orchestre
Ella attemprava, in sacro foco asterse
Levava al Ciel su le solenni note
120Le umane menti, e da’ balcon supremi
S’affacciavano a udir gli eterei spirti.
Non più subbietto ai ragionar de’ vati
Sieno i vanti d’Orfeo. Ben altra possa
Cecilia ottenne in don. Quei musicando
125Dal finto Averno un’Ombra trasse, e questa
Fea l’alme sorvolare oltra le stelle.
Epigramma sulla nascita d’un Fanciullo.
Fanciul di fresco uscito ai rai del giorno
Tu gemi, e tutto ride a te d’intorno
Tal sia tua vita che nell’ora estrema
Tu solo rida, e tutto il resto gema.
L’originale di questo Epigramma è Arabo. La Sig. Tambroni Bolognese dottissima nelle Greche Lettere lo tradusse in versi Greci, ed il Ch. P. Pagnini dal Greco della Sig. Tambroni lo voltò nel sopra riferito Epigramma Toscano.