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Apre le braccia e i sonnacchiosi lumi;
Livore in atto d’ascoltare ir lascia
Per terra gli angui; da’ rubelli affetti
Non più rompono guerre; ogni empia setta
35Vertiginosa il furor il cieco obblia.
     Ma se civico dritto all’arme appella,
Quai fiamme un suon guerrier ne’ petti sveglia!
Certo allor quando il primo legno audace
Le procelle affrontò, dall’alta poppa
40Musiche note il tracio Orfeo sciogliea ;
E vedeva Argo le materne querce
Scender dal Pelio in mar. Corona fangli
I semidei. Ogni uom da’ carmi scosso
Eroe diviene. A’ sovruman di Gloria
45Incanti s’ accalora; ognun repente
Il settemplice scudo imbraccia, e snuda
II folgorante acciar, gridando: all’armi.
E mare e terra e ciel risponde: all’armi.
     Quando poi lungo le tartaree sponde,
50Che l’infocato Flegetonte accerchia,
Amor crudo, qual morte, il gran Cantore
Agli squallidi trasse orror dell’ombre,
Quai voci rintronar, quai forme in mostra
Vennero allor su le bollenti arene!
55Torbidi lampi, disperate strida,
Rosse facelle, gemiti affannosi,
Lamenti inconsolabili, profonde
Smanie e clamor de’ tormentati spirti.
Ma udite! Ei tocca la dorata lira,
60E le trist’alme han posa. A lui rincontro
Accorron le fantasme: il tuo gran sasso,
Sisifo, immobil pende: alto s’arresta
Su la rota Ission: pallidi spettri
Vagano in danza: sdraiansi le Furie
65Su covacci di ferro, e intirizzite
Stan su’ lor capi ad ascoltar le serpi.