Tale i dì passa; nè colono, o toro
Cura o lavoro mai vi spende intorno;
Ma poi, se un giorno ad olmo si marite
La stessa vite; assai coloni, e tori
Spendon lavori, e cure intorno a lei:
Così colei, che ancor di nozze è sciolta,
Sola, ed incolta invecchiasi, e negletta:
Ma a tempo stretta in giogo maritale
A sposo uguale a lei d’anni, e di sorte,
Via più al consorte allor aggrada, e piace;
Meno il tenace genitor l’aborre.
Nè voi d’opporre vostri sensi, e voglie,
Novella moglie, a tal marito osate.
Questo non fate: che non è ragione
Aver tenzone con chi dievv’il padre;
Egli, e la madre; a’ quai sforza il dovere
Di soggiacere con voler sommesso:
E quello stesso fior che’n voi risiede,
Erra chi ’l crede vostro, altro che in parte.
Ambo ci han parte i Genitor: la madre
A un terzo, il padre a un terzo ha il suo diritto,
Come prescritto è da natura: a voi
Solo di poi l’estremo terzo avanza.
Troppa baldanza fora opporsi a due,
Che queste sue ragion, con esso l’oro
Dotale, al loro genero han cedute.
O Imeneo Imen, vienne Imeneo.