Col tuo favore: indi all’aprir del giorno,
Quando ritorno fai, cangiato il nome,
Espero, come pria gli giugni in fallo.
O Imeneo Imen, vienne Imeneo.
I Giov. Sì ben; vonno con querule parole
Biasimarti, e fole a noi vender costoro:
Ma se in cor loro desiasser, quanto
Biasiman nel canto il tuo venir; che fora?
O Imeneo Imen, vienne Imeneo.
Le Verg. Qual fra chiuso giardin se spunta un fiore
Dal verde fuore in solitaria terra;
Cui non atterra vomero, nè ’l fiede
Anzi nol vede pur avida greggia;
Mentre il vezzeggia aura cortese, e molce,
Mentre di dolce umor lo nutre il Cielo,
E nello stelo suo l’assoda il sole;
Allora e’ suole a più d’un giovinetto
Essere accetto, e a più d’una donzella:
Ma poi che bella vergin mano il colse,
E sì gli tolse la natia bellezza;
Di lui vaghezza più non punge il petto,
Nè a giovinetto, nè a donzella unquanco:
Tale pur anco infin che intatta, e pura
La vergin dura, alle sue genti è grata:
Ma dispogliata poi di si bel fregio
L’hanno in dispregio, e giovani, e donzelle.
O Imeneo Imen, vienne Imeneo.
I Giov. Qual se vedova vite in campo aperto
Nasce a scoverto, il capo alto non leva,
Nè d’uve allieva mai grappo soave,
Ma per lo grave pondo in giù curvando,
E ripiegando il tronco suo crescente
Vicinamente la superna cima
De’ tralci all’ima sua radice abbassa: