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Terra ’ve tu non sogli
     100Onori aver divini,
     Per se fornir di presidi
     Mai non potrà i confini;
     Ma ben questo esser può, qualor tu vogli.
     Chi fia, che a Nume tale
     105Osi tenersi uguale?
Schiudan la porta omai
     I cardini tenaci;
     Ecco appressa la Vergine.
     Vedi come le faci
     110Scuoton l’aurate chiome, e vibran rai?
     Sposa, che tardi ancora?
     Spento è ’l giorno; vien fuora.
Rossor è che la sforza
     Così tardar, e l’ange:
     115Più che con lui consigliasi,
     Più si sgomenta, e piange,
     Però che rimaner non è in sua forza.
     Sposa che tardi ancora?
     Spento è ’l giorno; vien fuora.
120Tergi pur, tergi ’l pianto!
     Già pericol non v’è,
     Auruncleja, che femmina
     In cui maggior che in te
     Di perfetta beltà riluca vanto;
     125Veggia dal mar profondo
     Spuntare il dì nel mondo.
Quale il vago giacinto
     Sorge tra mille fior
     In colto giardin vario
     130Di possente Signor,
     Tale l’altrui dal tuo sembiante è vinto.
     Sposa che tardi ancora?
     Spento è ’l giorno, vien fuora.