tro i Goti, avvenne che certi monaci capitati dall’Indie, avendo il desiderio di Giustiniano inteso, a lui si presentarono, e giunti che gli furono innanzi, gli dissero: esser essi al caso di poter appagare la volontà sua per modo che nè da’ Persiani, nè da altra nazione avrebbero i Romani avuto bisogno di provvedersi di seta: essersi eglino per lungo tempo trattenuti in Sirinda1, città dell’Indie popolatissima, e quasi aver imparato, come potere trasferir in Europa la semente della seta, e l’arte del lavorarla. Non cessava mai l’imperatore di far nuove interrogazioni, per assicurarsi della verità delle loro promesse; ed i monaci pur rispondevano, essere artefici della seta alcuni vermicelli, che avevano in tale opera la natura per maestra. Affermavano, questi non potersi in Europa vivi portare, ma in breve tempo e facilmente ingenerarsi, e gran copia d’uova ad ogni parte produrre: queste molto tempo dopo ch’erano nate mettersi sotto il letame (che tale dovevasi essere l’uso di que’ paesi) e da esse a sufficienza così riscaldate i ricordati vermicelli uscire, e lasciare il guscio. Dette ch’ebbero finalmente i mona-
- ↑ Sirinda è ai gradi 31 di latit. settentr. nel Mogol Settentr. fra l’Indo e il Gange.