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giunta al termine, se tutto non fosse stato renduto vano dall’insuperabile fierezza di quell’animaluccio fastidioso e collerico. Imperciocchè i più grossi e gagliardi, lasciato indietro ogni altro cibo, che loro era posto innanzi, più saporiti trovarono i men grossi, e i più deboli; a tal che mangiando i compagni, avvenne che di trecento e cinquanta, che in ogni scattola avea riposti, passato qualche tempo, uno appena, o due in ogni scattola ne rimase.
Osservando egli, che due ragni grossi insieme incontrandosi venivano a zuffa, si lusingò, allevandoli insieme, di accostumarli alla società, e ad essere buoni compagni; ma da questo pensiero gli convenne anche distogliersi, per essere a tale opera necessarie infinite cellette, e per l’incomparabile disagio di distribuire a tutti l’alimento. Oltre di che qual mezzo rimaneva per moltiplicarli? O chi poteva conoscere il tempo, in cui stimolati sono da naturale instinto a propagare la propria specie? Quella dolce fermentazione leva loro la naturale fierezza, e quel solo è il tempo, in cui si potrebbero unire senza risico.
Maravigliosa, secondo anche le osservazioni del signor Bon, è la fecondità de’ ra-