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Imperciocchè affermando, che molti per astio contro il filosofare degli Arabi negavano contro il parere di questi, la seta poter portare ristoro e vigore al cuore, come quella ch’è di natura fredda, sendo prodotta da vermicelli nodriti col moro, che è di qualità fredda; fattosi degli Arabi partigiano, e della loro fazione filosofo, gli difende: e vanagloriandosi di una sua non più udita cognizione, dice, che se gli avversarj degli Arabi avessero saputo, quanto a lui è manifesto, cioè, che nella Siria e nell’Egitto i bachi non del moro, ma del fico selvaggio si alimentano, non si sarebbero cotanto ostinati a disapprovare, quanto gli Arabi avevano proferito della qualità e facoltà ristorativa della seta. Intorno alla qual cosa altro non si può dire, se non che sì solenne dottore s’ingannasse a leggere Sicomoro per moro, o sbaglio prendesse chi glielo riferì, come testimonio di veduta: forse credendo, che la grande abbondanza di tali alberi nella Soria e nell’Egitto dalla natura prodotta, o dall’arte mantenuta, fosse ad alimento de’ bachi apparecchiata; o che questa specie di fico, al moro anche somigliante, fosse il moro medesimo.
Nè vi dispiaccia, illustrissimi Signori, che io interrompa alquanto il filo principale del