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40 | lettera |
tre egli rivede colla sua sottigliezza gli errori altrui, e di tutti si fa beffe, in nuovi sbagli cada egli medesimo, assai più ridicoli e più grossolani degli altri.
Asserisce dunque lo Scaligero1, che alcuni per curiosità, o piuttosto per ostinazione aveano destate nuove quistioni, e riscaldati vecchi pareri con gran fervore intorno a cose notissime, ricevute, approvate, e sperimentate abbastanza; e che alcuni scrittori novelli, eccitando antiche disputazioni, e sopra dimenticate contrarietà rabbiosamente contendendo, aggiugnevano sciocchezze moderne agli errori degli antichi2.
Aggiugne a tutto ciò, aver alcuni affermato, che noi ignoriamo affatto cosa fosse la seta degli antichi: farsi belli costoro con testimonianze ed autorità, anzi pur con favole e sogni di Pausania, e degli alberi Virgiliani, appoggiarsi a deboli puntelli di Plinio, ma nessuno però aver dimostrato essere questo un artificio di vermicelli: in vano aver tutti parlato, e con poca sostanza: e per confermare la sua proposizione, afferma, che a’ tempi suoi vedevansi nella Calabria tali vermicelli, lasciati in abbandono senza