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ca l’anno 1200, in cui egli scrisse la sua Glosa, non fosse ancora passata a Firenze,

dov’egli nacque. Di fatto essendo da’ Latinichia mata la bambagia, o il cotone filato, col nome di Gossipium, non so intendere come l’Accursio abbia voluto farci credere che Ulpiano per vestimenta Bombycina abbia inteso di parlar delle vesti lavorate di bambagia. Io son d’opinione pertanto, che qui vadano distinte le due sorta di manifatture che trar si ponno da’ lavori de’ filugelli, i cui bozzoli, o si lasciano bucare da, questi animaletti perchè escano tramutati in farfalle; e non potendo allora più ridursi in fili si lasciano macerare, e si pettinano a guisa della lana, formandosene poi que’ drappi che si chiaman di bavella: o si gettano, come ognun sa, nell’acqua bollente prima che vengan bucati, e sciogliendoli in fili, se ne formano poi quelle preziose manifatture che drappi di seta s’appellano. Ora poichè il costume delle donne di Coo, se crediamo ad Aristotele, era appunto di valersi de’ bozzoli de’ filugelli, pettinandoli1 con sottili scardassi di ferro, come s’usa della bavella, a differenza de’ Chinesi, i quali aveano ritrovato il modo

  1. Ex hoc animali bombycia mulieres quædam carminando resolvunt, ac lexunt. Arist. Lib. et cap. cit.