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332 | lettera |
li. Tali suppongo che fossero quelli del Friuli, trattone quelli, che tanto sono per l’ubertà loro felici, quanto per l’aria pessima sfortunati; dove i coltivatori vanno ad accorciarsi la vita, per vivere fra stenti minori.
Se chi comperò i beni comunali gli avesse lasciati quali gli acquistò, e solo quella coltivazione avesse loro data, che a’ prati conviensi (ricercando anche questi la loro coltura), avrebbero primieramente sè medesimi arricchiti, ed i loro coloni di armenti e di greggie di ogni generazione; indi, mercè l’abbondanza maggiore di concimi sparsi ne’ campi vecchi, avrebbero avute più copiose messi, e lasciato avrebbero questo perpetuo beneficio a’ loro posteri, a’ quali, per mal intesa economia, lasciarono dimagrati e poco fruttiferi i vecchi terreni ed i nuovi, e poveri di armenti e di greggi i coloni: a tal che da alcuni fummi detto con asseveranza, che avendo i loro maggiori, coll’acquisto de’ beni comunali, raddoppiato il numero dei campi, hanno oggidì con dispendio maggiore e con capitali maggiori di fabbriche necessarie, quella medesima rendita, che aveano prima de’ nuovi acquisti. Di qua parmi che nascano que’ veri sconcerti, che tengono oppressi ed avviliti i poveri contadini (la