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140 | lettera sesta |
ogni cognizione ed industria possedeva per rispetto all’economia, ed alle finanze. Ma oltre che tali cose sono colle notizie del commercio incompatibili, egli non potea sapere di più intorno al commercio; poichè in Francia le idee di questo non si erano ancora destate. Vedesi, ch’egli non avea punto nè poco tolto ad esaminare la produzione della seta; e che privo d’ogni buon fondamento s’opponeva a’ voleri del suo monarca. E se il re, accettati avesse i consigli di lui, ciò avrebbe recato indugio per qualche tempo a quelle utilità, che il reame indi trasse dal prodotto della seta; e introducendo la prammatica ne’ vestimenti, e nel resto del trattamento de parigini, avrebbe renduta sterile quella gran capitale di tante invenzioni, mercè le quali guadagnano dalle altre nazioni al presente alcuni milioni.
Rammentatevi, Illustriss. Sigg., le gravissime opposizioni ritrovate da Elisabetta regina d’Inghilterra nell’introduzione delle manifatture di lana. Essa non ebbe però a contrastare, come Enrico, con un ministro docile, e rassegnato in un gabinetto: ma ebbe a fare con un ministro ardito, che le tese insidia con sediziose scritture. Riverendole con tutto l’ossequio mi protesto con piena stima.