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et eminenti star deve, e a quelli li virtuosi concorrere. Ma se ’l non ti è grave, un’altra cosa mi dichiara, assai maravi- gliosa a chi il misterio de’ toi sacramenti non intende. Perché quando a te fanno sacrifici li omini, tutti li cani cacciano for de la terra?

Ercule. Tu dimandi di cosa, la quale li antiqui romani instituirono pur avendo rispetto a la vera virtú; ma da la mia voluntá trasseno l’origine di tal costume, estimando che la virtú di Ercule, il cui nume nel suo sacrificio è presente, non vo- lesse da sordido animale essere interpellata e turbata. Perché, considerata la condizione de la canina specie, se cane è che lusinghi, che lecchi o altramente blandisca, tal cane servile, inutile e immondo è reputato; se è cane che col latrare e abbaiare rumor faccia, quello molesto e tedioso estimano a la virtú del secreto e del silenzio; se è cane che morda e laceri altrui, come pericoloso e ritroso e di peggior sorte assai lo rifiutano: per ogni rispetto adunque dal mio sacrificio li cani rimovono.

Esopo. Per certo tu mi hai pure, Ercule mio, satisfatto sempre, e oggi molto piú, e non senza ragione, tanto è ce- lebrata la virtú di questo Ercule. Guarda come bene ogni cosa quadra. Io mi tengo beato d’essermi trovato oggi con te: penso che sotto l’esemplo di questi cani tu vogli, Ercule, significare che adulatori, frappatori e detrattori a te non piacciono: onde se la mia compagnia non t’è a noia, io me ne venirò sempre con te. In ogni modo tu ti sei sempre di qualche novo pesce e piacevole dilettato, si come ancor Bacco di Sileno, che mai senza esso andava: a qualche cosa pur mi opererai.

Ercule. Esopo mio, fin eh’ io son con te, mai non mi rin- crescerla la via. Tu sai quel proverbio, che «compagno fa- ceto scusa cavalcatura». Ma di che ridi tu cosí a la grassa?

Esopo. Io tei dirò. Stando io poco inanzi in contesa con quelli portieri, usci fora uno che a la voce e a l’aspetto e fasto suo pareva omo primario e di grande affare. Et en- trando io in ragionamento con lui se per opera sua poteva aver adito al re, lo trovai si vóto di sentimento e di iudizio,