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Ercule. Li veri onori son quelli che a temporale o per- petua significazione si faccino di coloro che qualche notabil grado hanno di virtude: come sono triunfi, archi triunfali, co- lonne, inscrizioni, statue e ogni altro simile monumento. Vero onore fu quello di Temistocle, che entrando ne lo spettacolo publico di tutta la Grecia, tutti li omini in un tratto verso lui li occhi voltorno a mirarlo; e ’l simile a Virgilio, man- tuano poeta, nel teatro romano. Tal fu quello del magno Pompeo, che (ancor che giovenetto fusse) Lucio Siila dittatore, vedendolo a lui venire, in piedi si levò per accettarlo; non dissimile a questo quello di Azzio, vetustissimo poeta pesarese, a la venuta del quale in un consesso di grandi omini, Iulio Cesare sommo dittatore in piedi si levò per onorarlo. Perché quelli sono veri onori, che da li omini onorati e di gran iudicio si fanno. Vero onore è ancora quando uno per pro- pria virtú, senza alcun suo ambizioso e sordido ministerio, è chiamato ad una publica amministrazione o magistrato. Vero onore fu quello di Ottaviano Augusto, quando il senato e po- pulo romano ad un consenso, per vero suo merito, padre de la patria lo chiamorono. Veri onori son le corone, le lauree e li panni e li doni militari che a la fortezza e virtú di valorosi cavalieri si davano; il simile sono le insegne che ad omini di dottrina famosi debitamente si donavano, e li preziosi doni e le onorate accoglienze che li principi gravi e virtuosi fanno a li omini dotti e studiosi di lettere. Sono ancora grandissima testificazione di virtú quelli onori che da cose riservate in memoria pervengono, o che a le occasioni in un sol omo si mostrano. Né volendo io di antiquissimi esempli (che molti si hanno) faticarvi, in questa etá qual séte ad un principe mi volterò, il quale tenendo il mio nome in terra, ancor piú grato a memoria mi fia. Vero onore adunque è che in Partenope, famosa cittá di Campania, l’asta di un Ercule, dappo’ tanti anni, per miracolo si mostra; né alcuno per ancora si trovi che simile asta, di gravitá e di grandezza si robusta, possa pari- mente ne l’arme operare, come lui ne la sua verde etá sotto il iudicio di un summo re piú volte operar fu veduto. Verissimo P. Collenuccio, Opere - n. 6