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che di bon principe è dotata; e non immeritamente il bon principe dono di Dio è chiamato, perché non è dubbio (se- condo la sentenza de’ savi) che quando Dio vòle bene ad una patria, non d’altro la provvede che di un bono e inno- cente signore, del quale il populo, quetamente posando, può dire: — Io dormo e il mio core, cioè il mio principe, il mio signore, per me veglia. — Scrivevano li antichi savi che di tutti li segni, li quali atti sono a portendere e significare cosa alcuna nel corpo umano, il stranutamento solo è segno au- guriale santo e sacro, come quello che da parte divina (ciò è il cerebro) procede e da veementissima cagione; perché è un impeto et eruzione di tutto il spirito che a la salute del corpo bono effetto produce. Quando il principe adunque stra- nuta, li circunstanti il capo scoprono a supplicare li dei che tal stranuto di segno et effetto salutare al principe diventi: la vita e incolumitá del quale, si come a la universa repu- blica è salute, cosí universalmente da tutti con reverenza da li dei implorare si deve.

Testa. Tu m’hai pur per certo satisfatto, o Ercule. Ma perché non cosí, quando altri stranutano, la berretta cavano?

Ercule. Perché non di tanta importanza è la salvezza e la vita di un privato, quanto è quella del principe. Non sai tu che li populi sono li membri, le leggi son li nervi e il principe è il capo di questo corpo publico e civile? ond’è conveniente che ogni cosa si adopri per la salute del capo, come quello che a tutti li membri è causa di salute.

Berretta. Io ho detto molte volte, o Ercule, a questa Testa, che d’ogni altra mercanzia potria esser capace, ma di prudenza e scienza non mai. Et è cosa mirabile che, sebbene niuna cosa piú efficace a persuadere esser dovesse che la ra- gione, nondimeno, se la tua autoritá non era, a pena cosa al- cuna sanamente credere potesse. Onde ti prego che li dichiari quali siano li veri onori, acciò che intendendo quelli, attenda a farsene degna e lasciando in posa me, cosí curiosa per l’av- venire non sia o di cavarmi ad altri o di stare in continuo pensiero e voto che a lei da altri cavata li sia.