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72 apologo


Berretta. E questo è quello che voglio dir io. Sono molti che cercano presidenza per poter precedere altri, che quando l’hanno poi e che sono in loco conspicuo et eminente (come è il magistrato o altro esercizio publico) dimostrano la ignoranza, l’avarizia, l’ambizione, la cupiditá e insufficienza loro; che se avessino pensato e fussino stati contenti del loro basso e mediocre stato, la lor miseria intesa non si seria. Questi tali adunque come meritano precedenza? E tu perché per simili omini tanto torto mi fai, che de la mia sedia mi movi e di tanta iniustizia appresso mi fai ministra?

Testa. Io comprendo ben che tu dici il vero, ma io faccio come vedo fare li altri.

Berretta. Vedi tu che te ne vai col vulgo? Or non dire piú che tu m’abbi posto in loco di ragione, ma di’ sopra una nidata di grilli.

Testa. Tu mi maneggi pur sinistramente per certo! Ma io vorria sapere un poco da te: non avendo tu mai studiato, come sai tante cose, che ’l par che tu sii una filosofa femina?

Berretta. Di questo non hai da maravigliarti, perché io son stata sopra tanti capi di industriosi, di dotti, di savi, di stolti, di ostinati, di vani e di tante sorte di omini, ch’io seria molto degna di reprensione se in tanta pratica con loro qualche veritá non avessi imparata. Ma lassamo andar questo, leviamoci pur presto di qui e andiamo a fare quello che tu vòi fare; e riportami presto a casa per tua fé, acciò ch’io stia alquanto in posa. Questa è cosa purtroppo tediosa per certo che tu non lassi sorte di omini a chi tu non mi ti togli, come a rari comandatori o spenditori: e non è omo si vile o cosí basso, che tu non vogli ch’io sia quella che ne porti la pena col trarrai del capo tuo per onorarlo. E appresso fai certi toi volti sforzati e tratti de la lor natura per dimostrare con finta umanitá la tua maggior subiezione e servitude, non pensando che li sottili et esperti ingegni ingannar non si possono, perché sanno quanto fumo getta il tuo camino. E peggio a le volte avviene, che tu sei schernita e dileggiata e rimani delusa: ché sei si pronta e intenta al cavarmi, col