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68 apologo


Berretta. Se ’l non è liberale nel dar denari e robbe, e quando e a chi bisogna, è elio almanco magnifico e suntuoso ne l’edificare, e massime cose publiche e grandi, come seriano templi, teatri, muri de la cittá, ponti e simil cose, o in aiutare il re a li soi bisogni?

Testa. Tu dimandi le strane cose! Nonché ’l non faccia questo, ma quando si ragiona di pagare il tributo per le cose publiche o per sussidio del principe, lui fa tutto quello che ’l sa e può per non pagarlo, e infine se non è sforzato non lo paga, e ancora con mille querele. Ma ti voglio dire di piú: li sorci di casa sua rodono il ferro.

Berretta. Per un tal omo adunque mi ti levi di capo e fai si grande inchino! Non ti dico io che in questa zucca non è sale? — Chi è mo’ quest’altro che ti fa scappucciare?

Testa. Non vedi tu che ’l ha i speroni dorati a le calcagne?

Berretta. Io il vedo troppo. Ma fatti in qua un poco: sa elio cavalcare? ha elio mai portato arme o combattuto per la patria o per il re, e fatto, per via d’arme, de la sua persona alcuna prova?

Testa. Non, che sappia io. Basta che porta l’oro.

Berretta. È ello almanco cortese e liberale con li amici, o difensor di vedove o di pupilli e simil persone a chi bisogna presidio? o alberga a casa sua forestieri da bene, quando per la cittá passano?

Testa. Ah, ah, tu mi fai ridere! Se un amico gli dimandasse denari in presto, partirla la soccida. Li pupilli e le vedove se hanno de l’oro, gli giova: se non hanno, lor danno. Li forestieri in questa terra vanno a l’osteria.

Berretta. Per questo solo adunque, che ’l porta l’oro, gli fai tante sberrettate? Oh Dio, fussi io una braga piuttosto che una berretta! Orsú per tua fe’, non piú, andiamo pur via. La prima lucerna da olio ch’io trovo, ho deliberato darli dentro e coprirmi tutta; almeno s’io sarò macchiata d’olio, so che non mi porterai piú a vedere tanta iniustizia. Ma ancora c’è da fare. Chi è costui, per tua fé, che come t’ha guardato a le mani, tu presto mi hai fatto fare un salto?