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filotimo 65


Deh, come vorria che una volta un’emicragna ti prendesse! forse che impararesti tenerlo coperto tutto.

Testa. Tu non hai punto de l’accorto. Guarda come lampeggio quest’occhio a le dame, quando andando per la terra miro a le fenestre. Quanta lascivia porta con sé questa portatura torta sopra d’un occhio!

Berretta. E1 ti sona pur il bacinetto per certo! Ma almeno lassami stare cosí. Perché rao’ a mezza testa indrieto e negletta mi lassi?

Testa. Tu vòi saper ragione di troppe cose. Lo faccio per mostrarmi pensoso e di non curare e di affettare ornamento, e per mille altri gentili rispetti. Che credi tu? sono premure neapolitane per aver grazia, con l’andare a la sprezzata.

Berretta. Non dire piú, per la tua fe’. Andiamo, e portami a tuo modo; ma credimi, che ’l seria ben fatto ti facessi levare li capelli e in mio loco ponessi sopra questo tuo capo qualche gallo o qualche cagnòlo aperto di fresco, caldo caldo.

Testa. Per questo, che mi fariano cotesti animali?

Berretta. Io tei dirò poi un’altra volta: andiamo pur per adesso. — Or non mi posso tenere ch’io non tel dica: perché m’hai tu mo’ tratta di capo, come hai veduto costui che viene in qua?

Testa. Non volevi tu ch’io gli facessi onore? Non vedi quella bella catena d’oro che ha al collo?

Berretta. Tu hai onorato adunque quella catena, non lui?

Testa. Anzi ho onorato lui per rispetto di quella catena.

Berretta. Chi è lui?

Testa. Io non lo so, ma so bene che ’l ha una bella catena.

Berretta. E se ’l non avesse avuto la catena, lo aresti tu, col trarmiti di capo, onorato?

Testa. Non io. Anzi quando il vidi da prima non lo curai, ma lui, che se ne accorse, allargò il mantello dinanzi acciò ch’io la vedessi; e allora io feci l’atto.

Berretta. Tu onorasti pur dunque la catena, non lui?

Testa. Ben sai che sí; ma lo feci perché presumea che chi portava tal catena fusse omo di valore.