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come vedemmo, pubblicato in quell’anno a Daventer da un ma- noscritto uscito certo dalle mani del suo autore, e chissá come pervenuto colá. Nulla di piú probabile quindi che il Collenuccio, ambasciatore estense in Germania, lasciasse colá presso qualche letterato amico o presso qualche funzionario della corte imperiale che forse gli premeva di ingraziarsi, un testo completo dei quattro apologhi da lui composti: testo che pervenuto poi in qualche modo nelle mani dell’umanista Renano, fu da costui, per invito dello Spiegel, dato alle stampe ( 0 . È facile pensare, tenendo anche presente la surriferita lettera di dedica di P a papa Leone X, che quando Teodoro consegnò al Vicentino per la stampa l’ori- ginale degli Apologi nella redazione corretta e definitiva trovata fra le carte paterne, ignorasse del tutto resistenza delle prece- denti edizioni uscite alla luce in paesi lontani e stranieri. Il testo da me dato degli Apologi nella presente edizione riproduce fondamentalmente quello dell’edizione romana del ’26, corretto qua e lá di qualche evidente errore di stampa e di le- zione, secondo alcune buone indicazioni venutemi da P e dal- l’edizione strasburghese. Nessun aiuto, o quasi, ho potuto invece avere da Z, che ha troppo spesso lezioni guaste o scadenti. Pel fatto che questo codice in piú d’un caso si dimostra piú vicino all’edizione del 1511 che a quella del ’26, si potrebbe supporlo derivato, per qualche figliazione, dal testo a penna che servi a Beatus Bilde per la sua edizione; ma, data la mancanza assoluta «duxi tacere, quam frigidas laudes extollere...». ( R . Bibl. Universitaria di Bologna , cod. 52, Busta II, n. i, c. 211 r. Cfr. L. Frati, Indice dei codd. latini conservati nella R . Bibl. Un. di Bologna, estr. dagli Studi /tal. di Filol. classica , voi. xvi-xvii, Firenze, Seeber, 1909, p. 129 sgg.). Vedasi sul Nappi l’art. di Lod. Prati, Un no- taio poeta bolognese del 400 , in Rass. Nazionale , CXXX (1903), p. 26 sgg. Per le relazioni di amicizia che corsero tra i due umanisti sin da quando il pesarese fu chiamato a Bologna in qualitá di Giudice, cfr. R. Sabbadini, Ciriaco d’Ancona e la sua descrizione autografa del Peloponneso trasmessa da Leonardo Botta , in Mi- scellanea Celiarti , Milano, Hoepli, 1910, p. 235. (1) Vedasi a questo proposito il seguente passo dell’epistola con cui Beatus de- dica a Iacobo Spiegel l’edizione strasburghese degli Apologi , epistola che fu poi riprodotta nell’ediz. di Basilea del *47: «... Cum de libellis minime vulgo protritis «mentionem faceremus, subieci ego, Pandulphi Collenutii Apologos penes me esse: «quos cum in aedibus meis veluti per transennam aspexisses, statini leonem (ut est «in adagio) ab unguiculis aestimans, rogare me non destitisti, quo eos in publicum «emitterem. Feci ego id haud invitus, atque Schurerio nostro procudendos tradidi. «Accipe igitur, suavissime Iacobe, lepidissimos illos Pandulphi Apologos , sua festi- «vitate etiain Samosatheum Lucianum superantes, ecc.».