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costumato e gentilesco e solo e ricco: né ha altri che ’l padre vecchio. E me significano che a’ quindese de aprile prossimo par- tirá da Pesaro per venire a sposarla e tòr la dote e menarla con sé, per avanzar tempo e spesa.

Ve ho voluto significare el tutto, perché so ne arete piacere per lo amor che me portate; et appresso acciò che vui sappiate che tempo avemo ad apparecchiare le cose necessarie. E perché giá ne avemo parlato a la longa et ho veduto in vui una fraterna e ardente disposizione in questa cosa, e da un vero amico et omo da bene, altro non ve dirò, se non che me ricomando a vui, e son tutto vostro.

E perché la cosa è publica oggimai, se ’l ve paresse che a l’ottava de Pasca ella potesse comparere con qualche cosa nova, come sposa, ne lasso la cura a vui: e questo e tutte le altre cose rimetto a la prudenza vostra. Fatine quello ve pare, ché tutto será ben fatto. Credo che in ogni modo a la ottava de Pasca sa- remo li, se altro non sopragionge. Iterum me ve ricomando. In Venetia, a di 27 de marzo 1499.

El tutto vostro Pandolfo da Pesaro. Al mio amatissimo et onorato fratello Ieronimo Ziliolo ducale mastro de la salvarobba dignissimo a Ferrara.

XXIII

A Isabella d’Este, marchesa di Mantova.

Illustrissima et eccellentissima madonna mia. Io ho maritata a Pesaro la Genevra mia figliola, qual fu donzella de la illustris- sima madonna Anna de bona memoria, con bona grazia e voluntá de lo illustrissimo signor duca vostro padre, quale la veste e dálli la dote secondo usanza de la corte qui, si che molto ben me con- tento, se bene per collocarla meglio, e piú secondo la condizione mia, io li ho promesso maior dote. La ho maritata lá, perché me l’hanno dimandata, e da tutti li mei, che stanno lá e cognoscono el partito, me ne è stata fatta grandissima instanza.