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Stia de bona voglia el signor marchese, ché la occasione e el tempo suo ora se representa piú che mai. Ma tante cose non se possono scrivere: e so che Sua Signoria per naturai prudenza lo cognosce, e per le cose che vanno intorno.

Me ricomando a Vostra Magnificenza et a Sua Eccellenza non vi gravi recomandarmi sempre.

Ferrariae, die Iovis xix Aprilis 1498. Pandulphus frater vester.

Magnifico Viro Patrono meo honorandissimo Domino Iacobo de Hadria etc.

XXI

Allo stesso.

Magnifico messer Iacomo mio. Ho inteso questa sera che mes- ser Branca, qual è ora podestá de Man tua, cerca essere refermato li per uno altro anno, con tutta la sua famiglia: e messer Fran- cesco Toso, podestá de Reggio, eletto per Mantua, cerca con instanza de essere refermato a Reggio pur per uno altro anno; e fanno questa cosa d’accordo, per beneficio l’un de l’altro. Et in- tendo che giá ne è scritto a la Eccellenza del signor marchese: quello seguirá non so. Non sòie el signor marchese volere che de’ soi offici se faccia mercanzia; pur quando la cosa succedesse, io non porria sentire la peggior novella per respetto de mio co- gnato e mio, si perché a lui ne resulterá danno e vergogna, e a mi carico non poco, pensando che niuna cosa mai potesse avere effetto appresso el signor marchese, a tante prove ne ho fatto, e la mia autoritá ogni di avesse a parer piú leve appresso Sua Si- gnoria. Prego Vostra Magnificenza, la quale è stata capo, inter- cessore e guida a la sua elezione del vicariato, voglia provvedere a questo caso in quel modo che meglio li pare; e quando pure quel podestá si abbia a refermare, almeno el vicario se muti e mio cognato sia ammesso: al quale fu mandata la lettera de la elezione, et halla accettata, e fatta spesa, et ha mandato giá qui la sua robba, et io lo espetto giovedí prossimo a cena con mi;