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XIV

A Ercole d’Este, duca di Ferrara.

Illustrissimo signor mio. Si corno dissi a Vostra Signoria ne la mia partita da Ferrara, io venni a Fiorenza per espedire alcune mie cose e andai poi fino a Pisa, e oggi sono tornato in Fiorenza per venirne a casa. Darò adonque per questa qualche avviso di quello ch’io ho veduto e sentito a Vostra Signoria, secondo quella me impose. E 1 campo de questi signori fiorentini, quale se accostò a Pisa chiamato dal castellano de la cittadella nova piú di fa (corno sa Vostra Signoria) e prese el borgo de San Marco, alloggia fòr de quel borgo per certe case e ville li contigue, non però molto stretto insieme; e nel bosco hanno posto circa mille fanti, quali hanno forato per el mezzo tutti dui quelli filari de case, che ci sono da man destra e sinistra, in modo che vanno de casa in casa da un capo a l’altro coperti senza avere a andare per la strada. El signor duca d’Urbino gli ha otto squadre; messer Ercule Bentivoglio quattro; el conte Ranuccio da Muzzano quattro; cinque poi tra Paulo e Vittellozzo Vitelli et el conte de la Stracciola e alcuni altri, in modo che non sono piú che vintuna squadre e forse non intere. Ci sono appresso tre milia fanti de condutta, ma esaminato ben el tutto, estimasi non giongano a dua milia; hanno copia de vittuaglia quando sta bon tempo, ma se piove dui di, ne hanno gran penuria, però che per la via dritta e bona non possono andare per respetto de Cássina, qual se tiene per Pisani e fa gagliarda guerra, e bisognandoli venire per la via de Lari, è si longa e sinistra de sassi e de acque, che con difficultá se conducono: in modo che niuna guerra fanno a’ pisani, anzi vi stanno con disagio, spesa, periculo e poca riputazione, perché da l’altra parte pisani traeno di e notte al borgo a li alloggiamenti passivolanti e curtaldi, e novamente una bombarda, qual porta 360 libre di peso. Et essendo io li, tutta una notte cinque volte, e a l’altra una quasi ammazzò Gattino nostro Boschetto, perché li portò via un grosso riparo e un pezzo de la tenda: e giovedí passato, essendo io li, ammazzò el passavolante dui compagni de Matteo Masson nostro nel tornar da la scaramuzza, e la notte sequente ammazzò cinque fanti del borgo; in modo che ogni di