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grazia e questo beneficio al meglio ch’io so. Questa lettera ancor vui la darite, con accompagnarla poi de quelle parole e favori, quali so sapete usare.

Scrivo ancora una lettera per questo medesimo a Ieronimo Stanga, pregandolo che aiuti questo mio desiderio: un’altra breve ne scrivo a Teofilo mio figliolo. Ambedue queste sono qui alli- gate con la vostra, né ve dico che le date o non le date, tutto rimetto in arbitrio vostro. Ché se ’l vi pare de far senza, che le brusate: se ’l ve pare anche darle, o a Teofilo solo la sua, fate corno ve pare. Io le ho scritte ex abundanti, se pur bisognasse, per non intendere io le cose de la corte vostra; poiché, a dirve il vero corno fratello et in secreto, in Ieronimo io ho fede assai e credo ami me, perché io amo lui, et hammi sempre fatto infi- nite offerte; da Teofilo io non ebbi mai né piacere né servizio, e posso dire ch’io noi cognosca in questa né sappia s’el volesse ch’io avesse questo beneficio, o si o no, per la condizione e na- tura sua. Non so, se ’l signor marchese glie dicesse ch’io li diman- dasse questa grazia, qual seria el parlare e favor de Teofilo, quando io padre suo non li avesse communicato la causa de una sorella sua. Ve dico il vero ingenuamente, io ne sto perplesso, per co- gnoscere li umori soi, e per argumento del passato.

Rimetto adunque il tutto in vui. Se ’l vi pare dar le lettere e communicar la cosa, fatilo: sono scritte in bona forma e sem- plice de favore; se ’l non vi pare anche, brusatile: retenendo sempre nel secreto vostro el iudicio mio verso Teofilo, perché (corno sa- pete) bisogna con lui usare altri termini, che quelli con li altri omeni se usano.

Mi ricomando mo a vui, e prego che questa mia cosa repu- tate vostra, con obligarmi in eterno a vui e tutti li vostri. Se di qui volete cosa ch’io possa, comandate, ch’io ve servirò di core. E forzatevi, prego, rimandarmi el messo piú presto poteti, acciò che prima che madonna marchesana parta, possemo espe- dire el tutto, e che se la possa menare.

Ferrariae, die Veneris vm Maij 1495. Pandulphus Collenucius pisaurensis, utriusque doctor et ducalís consiliarius.

Magnifico fratri meo honorandissimo Iacobo de Adria III.mi D. Marchionis Ma 7 ituae Secretarlo dignissimo. Mantuae in propriis manibus.

P. Collenuccio, Opere -11. 20