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XIII

A Iacopo d’Atri.

Magnifico et onorandissimo fratello mio. Di tutte le cose mie domestiche a le quali io pono ogni diligenza per adattarle e fare manco molesta la mia sorte presente, niuna è che piú me prema che la cura de due figliole ch’io ho, come potete pensare. De una, chiamata Genevra, questo mio illustrissimo duca me ne ha rile- vato con darla per donzella a la illustrissima madonna Anna sua nora; l’altra, chiamata Constanza, desidero et ho bisogno di esserne rilevato, e vorria darla a la illustrissima madonna marchesana nostra. E’ de quatordese anni e gentil figliola, et amola singular- mente; e perché penso che ’l bisogni in questo la voluntá et assenso de la Eccellenza del signor marchese, confidatomi ne la clemenza e liberalitá de Sua Signoria ho deliberato impetrarlo da quella, prima ch’io ne parli altramente a madonna marchesana. Et el desiderio mio seria che ’l signor marchese scrivesse qui a Madonna, che la tolesse questa mia figliola, et el scrivere fusse tale, che ’l paresse che Sua Eccellenza cosí volesse per farmi questo bene, acciò che la cosa non stesse in molta pratica. Iacomo mio, vui avete inteso el bisogno e desiderio mio, e so che me amati, et avete naturale inclinazione al servire e gra- tificare omeni da bene, e massime quelli che si trovano in stato che merita soccorso. Imperò a vui solo mando Francesco lator presente mio fattore, e tutta questa mia cosa la rimetto ne l’af- fezione, prudenza e desteritá vostra, con pregarvi con tutto el core, che me vogliate in questo rilevantissimo mio bene aiutare, ponendovi tutto quello che potete e sapete, ch’io sia compiaciuto e presto e bene, e che questo mio torni con lettere del signor marchese a Madonna, e con tutti quelli altri instrumenti che a vui pare necessari a condur la cosa, con darmi anche Distruzione corno in questo io m’abbia a governare, perché con questa ma- donna io non ho domestichezza alcuna, ma solo una semplice notizia, e me cognosce per famiglio e consiglierò del signor suo padre, e non altro. Da vui non porria aver maggior piacere né servizio che questo, e sempre ve ne serò obligatissimo. Et acciò che abbiate materia de proponere la cosa, io ne scrivo una lettera al prefato signor marchese, dimandandoli questa