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per questa via la maritorono e che se li volete bene, che la Vostra Magnificenza glie lo dimostri in questo.

Al fin del ragionamento dicendoli io ch’io dava gran fede a le parole de la lettera vostra, perché non era costume vostro né dir né scrivere quel che non stesse a martello; tuttavia non va- lendo l’escussion vostre appresso quelli tutori, se le lor Signorie presentano qualche via che vi fusse fattibile, che me la dicessino perché so tanta vostra bona disposizione in gratificarli in ogni cosa, che non dubito punto che Vostra Magnificenza se ne ado- pererá; conclusero questo: «La dote tra dinari contanti e robbe, estimate per 1000 ducati, è in tutto 5400 ducati, che è piccola cosa: se ritorranno quelli panni e robbe che se trovano a Faenza per la stima che se fará oggi, e pel resto se li torranno a Fio- renza del stipendio in dui anni, facendoli prometter da Vostra Ma- gnificenza a Lor Signorie per cautela de li tutori; et acciò che iustificatamente lo facciano, prometteranno e cantaranno solemniter li in Fiorenza, o dove vorranno, al senno del loro Savio: che ogni volta che per tal restituzione de dote el signor Astor presente molestasse alcun di loro... tratti senza danno e conservarli da ogni molestia»; imponendomi ch’io scrivesse cosí a Vostra Magnifi- cenza e per parte loro quanto piú potea pregasse e stringesse quella a volerli far questo piacere.

Vostra Magnificenza intende mo’ tutto quello che so in queste materie, e dice in la sua lettera ch’elio espetterá la mia opinione in questo. Certamente io non so che dire. Da un canto so che non errate, so che non dite né fate cosa alcuna senza ministerio, e pesate le cose (non intendo solo quelle cose di Faenza) et in summa so che ’l non vi bisogna ricordo; da l’altro vedo che una grande e importante e dolce amicizia, ben consolidata e assettata, sta intorbidata e mezzo in pontelli per questa piccola cosa. E quelli omini sediziosi e fastidiosi tengono ammorbato tanto bene; e par che ’l soglia usarsi questo, che li omini grandi se stringono e i garrosi e chi vòle el male ha pazienza. E dice il proverbio: «Li sudditi se ammazza, e li signor se abbrazza» ; et ho veduto e letto sempre che in fine li grandi e i savi ne menano la plebe conio vogliono. Onde io per me dirria quello che dissi in l’altra lettera: se ’l fusse possibile, el seria da far piacere a tutta questa casa e tutta questa parte, e cancellare tutte le poste in un tratto. Sin autem , far corno se pò.

Laudo bene una cosa per ogni modo: che Vostra Magnili-