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     Al re mo andiamo a fargli riverenza,

ma prima entriamo in casa, se ’l ti pare
che noi facciamo alquanta diligenza
     in rassettarci; e poi potremo andare.

SCENA XI

Abed, Azor servi.

Abed.   La piú bella famiglia mai vid’io,

né credo sia piú bella compagnia
di questa di Iacob, al parer mio.
     Son tutti in casa adesso, e par che sia
un popul fatto di fiorita gente,
che a tutta questa casa il lume dia.
     Son dodeci figlioli imprimamente,
qual noi sapemo, e poi quei che son nati
di lor, che a rimirar move ogni mente.
     Tra fratelli e figlioli, io n’ho contati
settanta in tutto e maschi, in fòr due femine,
che di Iacob qui sono ingenerati.
     Pare che quel paese i figliol germine:
felice vecchio, che si vede intorno
tanti omin, tutti nati del suo semine!
     Bel fu a vedere quando in casa introrno,
e tutti a l’ordin suo con reverenza,
abbracciando il signor, il salutorno.
     E lui con quanta grazia e qual clemenza,
lacrimando i basava ad un per uno!
Mai vidi la piú tenera accoglienza:
- ché a pianto si seria mosso ciascuno,
per la dolcezza de l’atto pietoso,
che a Luna parte e a l’altra era communo.
Quanti anni a Faraone è stato ascoso
ch’abbia fratelli e padre il suo prefetto,
or di gran lunga gli è piú grazioso.