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     questo permise acciò che non aveste

per questa carestia alcun mancamento,
e la sua grazia meglio conosceste.
     Dui anni è stata senza alcun frumento
la terra e ancor cinqu’anni eli’ha a durare,
senza mietere e arar, senza alimento.
     Però in Egitto vòlse Dio mandare
me per vostra salute a provvedere
per la mia man, ch’aveste da mangiare.
     Non fu vostr’opra no, ma fu volere
del grande Iddio, che mi die’ Faraone
quasi per padre: e démmi il gran potere,
     qual voi vedete, in questa nazione,
facendomi di casa sua signore
e presidente a la sua regione.
     Non state piú trafitti dal dolore,
alzate il capo vostro e a me guardate,
levate ogni sospetto e ogni timore.
     Io son Ioseph, or non raffigurate
l’effigie mia, fratei? Levate su,
tutte l’offese vi son perdonate.
     Tu, caro fratei letto, or non sei tu
il mio Beniamino e’l mio diletto?
Io non posso, fratei, tenermi piú.
     Lassa ch’io veda il tuo gentile aspetto,
ch’io abbracci e basi tua gentil persona:
fratei mio dolce, or ch’io ti tengo stretto,
     l’amato nome nel cor mi risona
di nostra madre, di qual nati semo,
la dolce sua memoria santa e bona.
     Santo, immortale, eterno Dio supremo,
tante grazie ti rendo, quante io posso,
ché dodeci fratei qui ne vedemo.
     Fratelli, ognun di voi vedo commosso
di vergogna e dolore e di paura:
sia tal pensier da voi, prego, rimosso.