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Iuda.   L’andata nostra i’ spero fará frutto.

Padre, non dubitar, fa’ che sii certo
che presto salvo l’arò qui condutto.
Iacob.   Vien qua, Beniamin, tu se’ inesperto
perché sei giovinetto e nei prim’anni,
e del tuo ritornare io sono incerto.
     Altro non ti so dir, Dio da li inganni
ti guardi sempre e dia bona ventura,
tal che d’Isepe io non rinnovi i danni.
     A la persona tua fa’ che abbi cura,
e fa’ che la tua mente vólti a Dio;
Lui ti defenderá d’ogni sciagura.
     Appresso io ti ricordo, figliol mio,
che a questi toi fratei sii obediente,
sii umano, accostumato, umile e pio.
     Non ti posso dir piú, ché noi consente
per le lacrime il core, che dal petto
parmi sia tratto, e l’anima dolente.
     Basar ti voglio, figliol mio diletto;
diletto figliol mio dolce e suave,
da Dio e da me sii sempre benedetto:
     ché de la vita mia porti le chiave
e il cor del corpo in questo tuo partire,
che tra li altri dolor mi è duro e grave.
Beniamino.   Padre, non dubitar del mio morire,
non pianger, padre, saperò ben fare
che tu mi vederai presto venire.
     Si come m’ha’ insegnato tu di orare,
cosí dirò: pregherò che torniano
con grano a casa pel nostro mangiare.
     Se pregherò quell’omo egiziano
che non mi tenga, non mi tenerá.
Non pianger, padre, piú! Su, Iuda, andiamo.
     Poi che l’andare è pur necessitá,
io vado et anderò con bona cura.
Statti con Dio, ché lui mi aiuterá;
     non pianger, padre, e non aver paura!