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     de li sett’anni magri, e si componga

per le cittá i granari et in potere
di Faraone, fin che ’l colmo aggionga.
     Questo sera, signore, un provvedere
a la fame, che Egitto ha a conquassare,
ché noi consumi: e questo è il mio parere.
Faraone.   Di quest’omo, o baroni, che ve n’ pare?
Un tal si pieno del spirto di Dio
credete che potremo mai trovare?
     Sol questo ha satisfatto al mio desio
e al vostro ancora, e per questa ragione
delibero, ch’e’ intenda il voler mio.
     Poi c’ha’ avuto da Dio dimostrazione
di quel che m’hai parlato, Isepe caro,
interpretando tu la mia visione,
     credi che trovar mai possi un tuo paro,
che simile a te sia di sapienza?
Che ’l non si possa certo, io ne son chiaro.
     Vo’ ch’abbi in la mia corte presidenza,
e a quel che la tua bocca ordinerá,
il popul tutto dará obedienza.
     Una sol cosa a me rimanerá,
del regno il trono e la sua maiestate:
il resto tutto tu amministrerá’.
     Una veste regai qua mi portate,
o servi, e sia di bisso splendidissimo,
S
     e una collana d’oro anco recate.
Ioseph, perché io t’ho per prudentissimo,
ecco ch’io ti fo capo e presidente
     sopra tutto l’Egitto, quant’è amplissimo.
E acciò che questo intenda tutta gente,
ecco ch’io te n’investo col mio anello,
     si come in cotal atto è espediente.
Questa veste di bisso, appresso quello,
vestirá tua persona per piú onore,
     ché intenda ognun che un altro me t’appello.