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     dui anni fa tua Maestá teneva

il capo de’ pistori e me in prigione,
per ira che ver’ noi ’n quel tempo aveva.
     Una notte, dormendo, in visione
un insomnio ci apparse ad ambidoi,
presagio di futura occasione.
     Era un giovine ebreo prigion con noi,
che circa vintott’anni potea avere,
a chi narrammo i nostri insomni poi;
     et era, se ancor questo vói sapere,
famiglio del tuo Duca di milizia:
non so qual causa il fèsse li tenere.
     Costui, che di sapienza avea divizia,
li insomni interpretò senza difetto:
tristezza al mio compagno, a me letizia;
     perché, si come dimostrò l’effetto,
lui in croce fu attaccato et io, disciolto,
nel primo officio mio fu’ ancora eletto.
Faraone.   Fa’ adunque colui sia dal career tolto,
e condutto qui sia a mia presenza,
incontinente mo, libero e sciolto.
Coppiero.   Io ’l farò presto senza negligenza:
al career, che i pregion del re contiene,
andrò, e conduròl con diligenza,
     ché a servir tanto re cosí conviene.

SCENA V

Primo Savio, Faraone, poi Coppiero.

     Primo Savio. Signor, come tu vedi, molti siamo,

et arte per scrittura non si trova,
che tra noi tutti adesso non abbiamo;
     e non è a noi dottrina ancora nova
né parte alcuna di filosofia,
che s’abbia per ragione, ovver per prova.