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     aver sopra la testa, e ancor vedea

di tutte l’opre che un pistor pò fare,
che ’l cesto, ch’era in cima, pieno avea.
     Intorno al cesto ancor vedea volare
di vari uccelli e quel che vi era drento
vedeva a quelli uccelli poi mangiare.
Ioseph.   Io so che ti será di gran spavento
quel ch’io dirò, ma pur per dirti il vero
del somnio ti vo’ dire il sentimento.
     I tre cesti, tre di fa’ tuo pensiero
che restin di tua vita, dopo i quale
será il re Faraon ver’ te severo:
     ché condannato a pena capitale,
la testa perderai, poi ’l corpo in croce
posto será, perché tu hai fatto male.
     Li uccelli intorno andando con sue voce
le carni tue lassú divoreranno:
si come intendi, il tuo insomnio ti nóce.
     E’ mi rincresce averti dato affanno;
ma per volerti il vero dichiarare,
cosí bisogna, senza farti inganno.
     Disponti a pazienza e al tollerare.

SCENA XII

Assamberch, Samar soldato, Coppiero.

Assamberch.   Un’altra virtú ha ancor, ch’io non sapea,

questo Ioseph gentil, che sa chiarire
l’insomni tutti, il che giá non credea.
     Tre giorni son che l’ebbe a riferire
a questi dui famej di Faraone
quel che certo l’insomnio volea dire:
     s’io vedo ch’abbia effetto il suo sermone,
voglio ben dir che ’l sia savio compito,
e predicarlo a tutte le persone.